Giunti Scuola (1.3.15)
Poeti in classe - Maria Grazia Calandrone, "Un semplice esercizio di libertà" Mi presento Vivo a Roma e ho due figli. Mi piace parlare di poesia nelle scuole e nelle carceri. Scrivo da quando ho imparato a scrivere, ma ad immaginare ho iniziato prima. I miei figli mi hanno aiutata a desiderare di comunicare con la poesia. Quando ero ragazza ricercavo furiosamente una pure stonata armonia, la perfezione linguistica. Volevo che la lingua fosse all’altezza dei miei sogni. Ora desidero che la mia vita sia all’altezza dei miei sogni. E uso la mia vita per la poesia. Non per parlare di me, ma per mettere le mie parole a disposizione di chi sente gli stessi sentimenti. Ridotti all’essenziale, siamo tutti uguali. Ecco, io voglio raggiungere chi mi legge proprio nel punto elementare, nel punto dove chiunque somiglia a me, ovvero dove io somiglio a chiunque. Chiunque io stessa sia. Alcuni miei libri: La scimmia randagia (2003), Sulla bocca di tutti (2010), L’infinito mélo, pseudoromanzo con Vivavox (2011, cd dove leggo alcuni miei tsti) e La vita chiara (2011). Sono in Nuovi poeti italiani, 6 (2012) e collaboro con “Poesia”, “il manifesto” e “la 27 ora” del “Corriere della Sera”. Primo incontro con la poesia Il mio primo incontro scolastico con la poesia si localizza nella quarta ginnasio. Ma sono andata a scuola a cinque anni, dunque vale come una terza media. La professoressa Paola Moretti lesse il “notturno“ di Alcmane (“Dormono le grandi cime / dei monti, e i dirupi e le balze, / e i muti letti dei torrenti; / dormono quanti strisciano animali / sopra la terra nera; / e le fiere montane, e le famiglie / delle api; / dormono i mostri giù nel fondo / del buio-ceruleo mare; / dormono gli uccelli / dalle lunghe ali distese”). Lesse e basta, senza commento, come lei sapeva leggere. E avvenne il contatto. Si spalancò il mondo dove avrei voluto vivere. Quelle parole, così scelte, così composte, così vere (il poeta descrive un paesaggio notturno scegliendo nel panorama alcuni indimenticabili oggetti naturali) e nello stesso tempo così immaginifiche (il poeta descrive i fondali marini, che certamente non aveva esplo- rato) costruivano una realtà alla quale sentivo di appartenere profondamente. quella musica fatta di parole (non mi ponevo ancora il problema della traduzione) era la mia terra. Terra fisica, intendo, ché la poesia, quando è poesia, è vero corpo. Il mio testo per voi Ho scritto questo testo perché la sola cosa che mi viene in mente di dire ai bambini è che la vita è bella e molto spaziosa. E noi, che conteniamo questa vita spaziosa, siamo molto spaziosi... Un semplice esercizio di libertà una a una le antere dei fiori guarda, il mondo è perfetto, guarda le cose con la tua anima imita le cose tu, che sei mondo, guarda poi guarda i fiori e vedi rosse, gialle, azzurre, bianche bevi, allora guardi e sei cielo sei la dolce giornata di settembre 20.09.2014 |
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