Ariosto Ludovico, Orlando Furioso (Palazzo Viscardi, 16.12.16)
ORLANDO FURIOSO: NÉ AMORE NÉ FOLLIA La grandezza di un'opera si misura dalla sua attualità attraverso il tempo: da come essa ancora ci riguardi e possa essere applicata alle cose del mondo che ci riguarda. Ariosto, nell'Orlando Furioso, scriveva di naufragi e di Lampedusa. Come nota Calvino nella sua lettura dell’Orlando Furioso: “Quest’isoletta di Lampedusa è diventata quasi il ricettacolo delle armi più miracolose e dei più famosi cavalli”, in un mondo ariostesco che lo stesso Calvino definisce mondo-arcipelago, un luogo pieno di approdi dall’infìdo mare, costellato di isole dove vengono alternativamente consumate disgrazie e mirabolanti avventure. Sull’isola di Lampedusa avverrà lo scontro cruciale tra i migliori guerrieri cristiani e saraceni. Possiamo dire che Ariosto sia stato profetico, come sono profetici i poeti: i cristiani e i saraceni di allora sono schierati gli uni contro gli altri secondo gli stessi schieramenti di oggi: i migranti da una parte (la parte de “l’inimica onda”) e noi, dalla parte dell’approdo, in una guerra senza armi visibili, fatta di muri e di confini. Ecco la splendida descrizione dell’isola nel Canto 45: D’abitazioni è l’isoletta vota E ora, purtroppo ancora più a proposito, leggiamo, dal Canto 41, il naufragio della nave del moro Ruggiero. Ruggiero si trova in mezzo a una tempesta, naufraga e abbandona tutto sulla nave e si salva su un’isola, dove un eremita lo accoglie. Sembra di assistere alla scena descritta dal muratore lampedusano Costantino Baratta, che il 3 ottobre 2013 raccolse a braccia, dal mare, un gruppo di ragazzi eritrei naufragati al largo dell’isola di Lampedusa. Baratta disse di aver visto una folla di braccia e di teste che si levavano dall’acqua sempre più a fatica, agitandosi sempre più debolmente e pronunciando sempre più debolmente la parola “help!”. Baratta dice che gli è rimasto impresso il fatto che tutti quei ragazzi avessero gli occhi sgranati. Non sa dire se per lo stupore, il terrore o la fatica. Riuscì a portare in salvo 12 persone, nude e scivolose per la nafta che le aveva ricoperte. Quei 12 profughi eritrei sono stati gli ultimi di 155 ripescati vivi dal naufragio, che causò 366 morti. Fuggivano tutti dal regime dittatoriale di Isaias Afewerki, verso l’utopia di un futuro migliore, per sé e per i propri figli. No, così non va bene. Voglio sostituire la parola “diritto” alla parola “utopia”, che ho utilizzato esclusivamente per attenermi alla tragica realtà dei fatti. Cambiamo la frase: fuggivano tutti dal regime dittatoriale di Isaias Afewerki, verso il loro diritto a un futuro migliore. Prego Ariosto di perdonarmi i tagli che mi sono permessa, dovuti a ragioni di tempo. E prego voi di ascoltare la descrizione di questo naufragio immaginando che Ruggiero sia uno qualunque di quei giovani eritrei […] Surgono altiere e minacciose l’onde: […] Or da fronte or da tergo il vento spira; […] La voce, senza udirsi, in aria sale, 12 […] Frangonsi i remi; e di fortuna fella 14 […] 18 19 20 21 22 […] Ruggier percuote l'onde e le respinge, |
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