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Imane contro Angela (La Stampa 15.8.24)

ELOGIO DELL’IGNORANZA
Vi racconto qualcosa che sappiamo tutti – anzi, della quale sappiamo solo di non sapere niente – e cioè come, dopo un incontro di quarantasei secondi, l’opinione mondiale abbia iniziato a esprimersi a vanvera. Si credeva che l’espressione «parlare a vanvera» facesse riferimento allo strumento che raccoglieva le arie intestinali degli aristocratici secenteschi veneziani e napoletani, una specie di sturalavandino da applicare alle natiche. Ma, mentre il manico dello sturalavandino è pieno, quello della vanvera era un tubo vuoto, che sfociava in un contenitore destinato a raccogliere l’aria profusa dall’interno dei nobili corpi. Oggi gli etimologisti sono più propensi a credere che vanvera sia una variante della parola onomatopeica fanfera, che riproduce il farfugliare del parlante confuso e, per esteso, quello delle trombe militari. Fanfaroni, vanveroni, in questa società fissata col politicamente corretto, ma dove gli eventi mediatici scatenano e indirizzano opinioni violentissime.

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