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La stella polare (Città Nuova, 2008)

nota critica di Davide Brullo

ta la specie umana. Da cui nessuna immemore Euridice verrà mai riportata in vita, nemmeno quella di Rilke, di Orpheus. Eurydike. Hermes, già disfatta dal suo Orfeo, e che “Come una lunga chioma era già sciolta, / come pioggia caduta era diffusa, / come un raccolto in mille era divisa. // Ormai era radice”. Ogni cosa ormai è compiuta. E ciò vuol dire, anche, che tutto è ancora da compiere definitivamente.

Estratti

VII
Presidiare il mare
Dagli operai sentiamo dire di un’ala
della sua polvere
andata lungo la corrente
ascensionale del mondo. Occasione
di disinganno: lo scudo lustro del mare non restituisce
la scansione di una spalla natante
nella spallina
del costume – il mare
– rauca
incostanza, pianura piena di abbandono
e voli – di soli
aquiloni – lungo il margine dell’ara
terrestre. Ahi, quanto amara assiduità di sale
a rompersi e seccarsi – fingersi terra di sepoltura. Spiaggia
più che deserta: popolata da cani di naviganti, noi.
L’arruffìo del fogliame nel disgelo
su un pianale di prede lunari
al freddo senza scompiglio di un’alba dal vento contratto sulle palpebre come uno spago. O negligenza a lacrimare
del sangue
assorto nei tessuti sotto il commercio dei nostri occhi
critici e umani: coperti
da visiere, e frange: senza confidenza.
Seppellimenti alti come giardini di sangue
combusto – a contatto
con una imperdonabile morìa, con uno spargimento
morfologico che modifica e incalza
lo stato sotterraneo.
 Lo spiegamento di forze all’apparire del chiaro
 
Gli alberi occupano l’aurora della famiglia. L’animale
è una massa di attenzione, la musica che sale
dai gomiti appoggiati alla terra. La campagna, quel grumo essenziale
di rondoni e polvere serena, è ora tavola, macero
e orinatoio, principio attivo dell’anima.
 
Lei trasformata
dalla scoperta che l’amore vibrava come un timpano d’acqua dalla base del tempo. Lo rivelano
le tracce ritrovate successivamente in mare – sulla città di pietra degli scogli
e l’impronta caucasica della scomparsa.
 
Mamma – mi sento come se volassi – davanti
a queste statue che ti somigliano. Indagine
della sbordatura plantare, la luce – poco incline – sulla spalla:
rosa vinosa
d’alba fiorentina. Non mi hanno ridato l’impermeabile
che avevo offerto per coprire il suo eccesso di opacità.
 
Domando cosa non l’abbia fatta risplendere: il mio corpo da latte
era carico di misericordia. Sovrastate – restituite
allo stato di cose le sue ossa dolevano grandiosamente, mute
come respira muto dalle origini il neutro.
 
17 febbraio 2004

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