commento al “Magnificat” di Alda Merini (Teatro Sala A di RaiRadio3, 8.3.17)
la solitudine di Merini sotto psicofarmaci come la solitudine dell’Albatro di Baudelaire, del poeta schernito dalla realtà. poi la Maria di Dante, che è solo sguardo, la ribellione della Maria di Jacopone (!), la Pietà di Rilke, di Apollinaire nella Prima Guerra Mondiale e di Sartre nella Seconda e infine la Vergine di Marie Noël, che fa a Dio il dono della morte.
Merini che, con sublime arroganza, presta a Maria la propria identità e scavalca la Madonna della cristianità occidentale, attingendo alla Grande Madre pagana e rimpastando la dicotomia tra anima e corpo nella sua Vergine ribelle, composta da tante sue prime persone
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