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“Il Messaggero” 22.3.20

  • Caro Dante, (come devo chiamarti? Sommo Padre? Maestro? No, di te basta il nome!),
  •  
  • voglio applicare a questo tempo infetto
  • la tua pratica dell’Intelletto
  • d’Amore, dove Amore è
  • mancarsi, con fiducia. Chi più manca,
  • più brucia. Come Beatrice, l’eccellente
  • Assente, che ti ha fatto inventare
  • il Paradiso. Ma inventare significa
  • trovare. Non c’è niente da aggiungere
  • al reale: il futuro
  • è anamnesi del già diagnosticato, basta osservare
  • i transiti di forza del passato, ed ecco
  • apparire l’avvenire. Come una controluce, una corona
  • di memoria. Tu, in esilio, scrivendo la Commedia, hai sconfitto l’inedia e l’idiozia.
  • Noi cantiamo Volare dai balconi, appellandoci al margine d’errore
  • di ogni profezia.
  •  
  •  Roma, 16 marzo 2020
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