- Caro Dante, (come devo chiamarti? Sommo Padre? Maestro? No, di te basta il nome!),
-
- voglio applicare a questo tempo infetto
- la tua pratica dell’Intelletto
- d’Amore, dove Amore è
- mancarsi, con fiducia. Chi più manca,
- più brucia. Come Beatrice, l’eccellente
- Assente, che ti ha fatto inventare
- il Paradiso. Ma inventare significa
- trovare. Non c’è niente da aggiungere
- al reale: il futuro
- è anamnesi del già diagnosticato, basta osservare
- i transiti di forza del passato, ed ecco
- apparire l’avvenire. Come una controluce, una corona
- di memoria. Tu, in esilio, scrivendo la Commedia, hai sconfitto l’inedia e l’idiozia.
- Noi cantiamo Volare dai balconi, appellandoci al margine d’errore
- di ogni profezia.
-
- Roma, 16 marzo 2020
Teatro di Roma (21.3.20) Radioimmaginaria (25.3.20)
Scorrere verso l’alto
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