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7 poeti del Premio Montale (Scheiwiller, 1994)

I. ILLUSTRAZIONI
 
Quando qualcuno parla, fa più chiaro
(Sigmund Freud, “Introduzione allo studio della psicoanalisi”)
 
Nel viale fra i campi
si solleva il brusìo di un liberato
movimento di attesa,
scendendo verso l’argine ai ventosi
mancamenti del suolo
il gruppo dei dispersi osservatori.
Sulle pietraie fluviali inturbinate
involtolano argilla le correnti.

Promemoria
 
Poi che si mette il refolo marino
fra le sparse muraglie
salgono con la guazza
estiva sùbite voci dal delta:
sostano in terramare contemplanti
gli ultimi nuotatori
la riposta deriva
di chi fra gli argini ha estinto la terra.
*
Fra le canne si risentono gli echi delle acque costiere
e il dondolìo del pino mediatore
che inclinava a occidente:
cambiava il tempo 
ogni sera in quel farsi delle vele più basse
e noi, le sopraggiunte,
con le spalle alla terra ci disponiamo a sciogliere gli ormeggi.
*
Tacciono le due rive
affollate di voci lungamente
chiamanti 
nell’estate marittima:
l’apparenza del sole
ventilando s’involta nel canneto
dove le ombre dei traghettatori
sostano astrali
sul margine narrante
non altro suono che un cantilenante
specchiamento
di luminosità.

Gli angeli

Per un tratto involuta fra le storte
rotte forme del bosco
la freddezza dell’acqua si arrovella
sul tuo piede influviato.
Giorni che non si spostano dal centro
di uno zefiro lento, 
poi che azzurra galleggia
degli aquiloni
l’ombra in volo sul muro del giardino
dove vanno apparenze
prese da incantamento a trasognare.

II. SOPRALLUOGHI
 
Mal d’Africa

Immobile sottovento,
qualcuno
che sia sopravvenuto a salutarti
in misura di un cenno della testa
minimo
e che quel cenno fosse poi il pretesto del raggiungere
figure morte
nei tuoi sonni ancora pieni di africa
– poiché tu eri un’anima innocente ,
  lui si è fatto vedere – e in quel punto che era
mancamento carnale fra gli sterpi,
fra i molti per il sole involuti
in fioriture complesse.

Preludio

La serata s’involve verso un punto di bianco
e noi sediamo inerti
senza indagare.
Certamente gli sguardi non si danno la pena di eclissare,
seguono le partenze
con il riverbero dei sopravvissuti.
Lei veniva – parlando un’altra lingua
meridiana – ci diceva dell’argine, della villa fiorita e dei limoni
nati fra le macerie.
*
Lo incontravamo nella primavera:
ci porgeva un saluto frettoloso, come di incamminato, di partente
che s’imbatta nell’ubbia del congedo
e con gli occhi rimarchi certi punti lontani
già caduti in rimpianto.
L’ora che approfondisce le scomparse
ci induceva al silenzio,
sebbene nulla fosse ancora sottratto
dalla campagna
e noi ci preparassimo a tornare,
discorrendo dell’acqua e dei suoi piccoli intervalli di quiete.

Sopralluoghi
(L’umana reticenza)

La prima sponda fu raggiunta dalle navi venute da Nord:
dall’entroterra i campi
confondevano l’occhio
abituato all’equidistanza del mare
– sopravvento
pronunciamo parole
che subito dimentichiamo:
dicono che la terra sia il racconto di luoghi
parzialmente conosciuti
e nel racconto
lungamente si torce la materia
che non ho contemplato –
Uscite sottobordo,
le figure rivolte verso l’acqua
fanno luce
sui lunghi involontari
vuoti del cieli umani.

Prefigurazioni

Fra le rocce cadute camminiamo
in continuo sollievo
e abbandoniamo i luoghi
delle opere lente,
predisposti a tacere le ragioni
della nostra scomparsa
– le parole, col dirle, ci hanno mutato in niente:
  ombre di naviganti lungo l’ombra del fiume
  da decifrare –
ma sull’ombra permane la figura
della terra e del mare.

III
Nel varcare le soglie
si risente l’impronta di altri ingressi
e di altri ancora che avverranno ritorni
in questo largo
nell’astratto silenzio
della fine di un viaggio.
*
Lo sterposo e solare
pomeriggio dei giochi era disfatto
dal sudore di un magro 
apparato minore
ma il tramonto soleva invorticargli
certe ombre di foglie
sufficiente una notte
per rivoltarle in mente come frasi
piene di sottintesi.

I
La mano che percorre la materia
sta specchiando,
poiché fra essa e il mondo non c’è un solo elemento
da levare o da aggiungere:
si tratta di un incognito sciogliersi
per restare e fidare,
lentamente sentire che si perde
una mano, un dito, un nonnulla
nella terra,
fra cose che contemplano se stesse
e uno sguardo che indaga, dall’esterno, la stasi.

II
Il mondo ha un peso per provare il senso
della sua rotazione
in qualunque misura, poiché ovunque le ombre
a volte si spalancano in eccessi
di visibilità,
ed allora tradiscono il profondo
muoversi della materia, che ha il rumore
di un cosmo riducibile
alla indivisibilità
della grazia stellare.

Adriatico

Sulla nuda riviera
fra gli insabbiati sterpi
il sole dà un bagliore di frontiera
e un più vivo raggiare dei fruscianti
sempreverdi sul mare.
In piena luce naviga la costa
fra strida di gabbiani ubiquamente
volanti
sugli avvicendamenti delle rotte
frequentate
da passeggeri sguardi di commiato che dai ponti
vivamente salutano,
clandestini mirando l’orizzonte.
 
(1993)

nota di Maria Luisa Spaziani

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