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Versi di libertà (Oscar Mondadori 2022)

TUTTOLIBRI 5 marzo 2022_Capelli scarmigliati e periferie

TG3 8 marzo – intervista di Maria Cuffaro

TG3 Linea Notte di Maurizio Mannoni e Patrizia Senatore 29.3.22

La guerra, il veleno, la resistenza, lo schiaffo di Hollywood, i commenti “personali” di Biden. La poesia c’entra, con tutto questo. Non stancarsi mai di ripeterlo. Con Maurizio Molinari, Alberto Rioli, Andrea Monda, Giovanna Botteri, Paolo Sorrentino e Agnese Pini

Radio 3 Fahrenheit, 8 marzo – intervista di Loredana Lipperini

«Quando l’amore e il tormento diventano bellezza», recensione di Francesca Bottari per UniMondo, 22.3.22

videointervista di Ornella Mallo per Radio Off, 31.1.23

videointervista di Antonella Vairano per Autore in circolo, 28.2.23

Lettura collettiva al Polo Museale di Roma, Associazione Donne di Carta, 8.3.23

  • Prefazione
  • UNO SPLENDORE POSSIBILE 

Le ho scelte perché sono libere.

Libere dalla convenzione della scrittura (che si chiama canone) e libere dalla più grave e incisiva convenzione sociale. Alcune tra loro hanno pagato la libertà con la vita, ma nessuna di loro ha ceduto, neanche quelle che si sono tolte la vita con le proprie mani: non lasciamoci trarre in inganno, anche se siamo fermamente a favore della vita. Ma di una vita degna, di una vita libera, della vita alla quale avevamo diritto nascendo.

Le ho prelevate da tutte le parti del mondo, perché a parole rispondessero parole e a vita, vita.

Le ho organizzate secondo l’ordine alfabetico, non ho voluto separarle imponendo schemi geometrici di spazio e tempo, perché l’alfabeto, quel piccolo dio della comunicazione al quale queste donne hanno dedicato le loro esistenze, mettesse a contatto parole, luoghi e vite così diverse fra loro da materializzare la poesia: ho adoperato quindi, nella costruzione del libro, lo stesso procedimento analogico della poesia.

Inoltre, se avessi ordinato queste donne cronologicamente, o anche solo per continente di provenienza, avrei fatto loro un torto, perché ognuna di loro ha voluto creare, a parole, un ponte umano e un ponte verso l’umano, un universo che non fosse isolato, ma allargasse la propria rotazione includendo il vivente e l’inanimato. Ognuna di queste donne è un universo in moto. Anche le poetesse che scrivono per denunciare le ingiustizie subite dal proprio genere o dal proprio popolo, stanno scrivendo di tutti e per tutti. Nessun essere umano è un’isola, nessun continente, nessuna isola è un’isola. La realtà, la materia stessa, è fatta di relazione: senza il movimento delle molecole la realtà imploderebbe, tutto sarebbe semplicemente vuoto. O antimateria.

Queste parole sono invece materiali. Ho scelto donne che non hanno solo scritto, ma hanno fatto, con le loro vite, poesia attiva. Il macrotesto di questo volume vuole dunque essere una grande poesia, composta dalle vite e dai volti di persone unite dal desiderio di intervenire e lasciare un segno (un volo disegnato col rossetto, un’unghiata) sulla scabrosa superficie del mondo.

Per queste donne il mondo non è uno specchio, lo hanno scavato in cerca del suo mistero e della sua ombra. Non hanno cercato se stesse nel mondo, hanno cercato il mondo in se stesse, la parte di sé che coincide col mondo e si può sovrapporre alla vita degli altri. Solo così si può parlare al mondo. Solo così la poesia identifica chi legge.

Nei casi in cui non era indispensabile, ho tralasciato la narrazione dei dettagli biografici, che si possono facilmente reperire altrove. Ho favorito una scrittura libera e suggestiva, mettendo a disposizione del lettore le potenze emotive e intellettive che mi hanno investita quando ho messo le parole di ciascuna a contatto con la mia esperienza ahimé quarantennale con la poesia. In molti casi, però, la poesia mette in scena l’esistenza di chi la scrive: quando il legame è tanto inestricabile, possiamo assistere al miracolo alchemico della vita (pace e ingiustizia, amore e tormento) che diventa bellezza. Una bellezza spesso aspra, combattuta. Ma certamente offerta. Una bellezza che non è trasfigurazione, ma che estrae musica anche dal corpo dolente. La musica che c’è, lo splendore che c’è.

La poesia non inventa, trova. Più è attenta e ampia, più vede.

Ecco allora donne che sbocciano attraverso le parole, ecco corpi e capelli che bruciano come ceri dentro la combustione verbale, ecco le pazze ed ecco le archiviste, ecco dettagli minuziosi di oggetti improvvisamente tridimensionali, ecco donne che vengono concretamente ammazzate o si uccidono perché non sanno e non vogliono smettere di scrivere, donne che se ne vanno dalla vita quando la poesia se ne va dalla loro vita, donne in esilio e in fila davanti alle carceri: madri, mogli, amanti, figlie che scavalcano se stesse e stanno a mani nude nella guerra e nelle cose che non riflettono più altro che silenzio.

Ecco un coro che rompe il silenzio terminale, un corale che sale da ogni luogo della terra, per offrirci la forma pulita dell’essere umano dentro il suo splendore. Lo splendore possibile. Ovunque, adesso.

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